Estremo rigore

Non c’è nulla di più importante per un calciatore che prendere parte ad un’edizione della Coppa del Mondo di calcio difendendo i colori della propria Nazione; i Mondiali di calcio sono qualcosa che va oltre lo sport, sia per i giocatori che vi partecipano sia per i Paesi che li ospitano. I fanatici dei campionati nazionali, i nuovi ricchi padroni del gioco amanti della fascinosa Champions League, si mettano il cuore e l’animo in pace: nulla ha più valore, peso specifico, fascino e tradizione calcistica di un campionato del mondo di calcio. E’ forse per questo che i protagonisti delle singole edizioni assumono al rango immediato di leggende e che il titolo onorifico di “campione del mondo”, rivolto ai vincitori, rimane scolpito nei secoli come segno di riconoscimento rispetto all’intera comunità, perfino per l’ultimo partecipante della comitiva, quello che non ha mai giocato un minuto per l’intera competizione.
A volte la potenza del calcio è così dirompente che un singolo episodio può cambiare addirittura la storia. Il racconto che segue è ispirato ad una leggenda balcana e come tutte le leggende anche questa è composta da una linea sottile di verità e una di fantasia, lasciando ai critici ed agli interpreti comprenderne ed individuarne il confine.
Siamo nel 1990 e l’edizione della Coppa del Mondo che si sta per svolgere si terrà in Italia. Sono anni particolari, il cosìddetto “Vento dell’Est” ha fatto cadere diversi argini creando nuovi Stati e disgregandone altri, il Mondiale di calcio è la perfetta vetrina per mostrare a tutti la rinnovata voglia di libertà e le nuove sfide che si affacciano di fronte all’ambizione dell’uomo. Calcisticamente parlando Italia 90 è qualcosa di più che un semplice Mondiale, mai come in questa occasione si presentano alla kermesse iridata personaggi e squadre carismatiche che faranno epoca. Ognuna di queste potrebbe essere lo spunto per un romanzo ed, in effetti, col passare del tempo, alcune di loro saranno oggetto di libri, film e documentari. L’Argentina di Maradona, campione in carica, la bella Italia di Vicini, frutto della “meglio gioventù” sbocciata nella U21, la Germania della generazione d’oro, la bizzarra e geniale Inghilterra di Robson, il Camerun di Milla e la Colombia di Higuita e Valderrama. Accanto a queste ve ne è poi un’altra, una squadra dall’incommensurabile talento, un gruppo che sta vivendo un momento particolare, in bilico tra la gloria e la tragedia.
Nella storia dei mondiali raramente vi è stata infatti una squadra più geniale della Jugoslavia di Ivica Osim che si presenterebbe come una delle favorite ai nastri di partenza (del resto come potrebbe essere diversamente se nel tuo undici puoi schierare Mihailovic, Savicevic, ProsinecKi e Stojkovic tutti insieme) se non fosse che il Paese sta vivendo internamente una crisi irreversibile, che, come una bomba ad orologeria, è in procinto di esplodere. Il vecchio saggio Osim deve cercare di tenere uniti giocatori dalle diverse etnie: croati, serbi e bosniaci; il tutto di fronte ad una opinione pubblica che ormai non riconosce più la Jugoslavia come uno stato unito. A riprova di questa triste verità basti pensare che nell’ultima amichevole giocata a Sarajevo prima della partenza per l’Italia, al momento dell’inno nazionale la squadra è stata fischiata.
Malgrado questo clima di tensione, la squadra slava cerca di isolarsi da tutto il resto e, nonostante un girone temibile composto tra gli altri da Germania e Colombia, i ragazzi di Osim passano prima il turno e poi battono la forte Spagna agli ottavi di finale. il 30 giugno del 1990 a Firenze va in scena il primo quarto di finale tra l’Argentina campione del mondo di Maradona e la Jugoslavia di Stojkovic, detto “il Maradona dell’Est”. La partita non è bellissima, le 2 squadre sono molto contratte e pensano più che altro a non subire gol; la gara sembra tuttavia segnata quando al 30′ del primo tempo la compagine slava è costretta a giocare in 10 per un’espulsione. Malgrado questo, l’orgoglio slavo inchioda il punteggio sullo 0 a 0 e porta l’Argentina dapprima ai tempi supplementari ed infine ai rigori. La sequenza dei tiri dal dischetto si svolge sotto la curva Fiesole, entrambe le squadre commettono 2 errori, per la Abiceleste sbagliano Troglio e addirittura Maradona, per gli jugoslavi, ipnotizzati da Gicoechea, Stojkovic e Brnovic. Sul 3-2 per l’Argentina va sul dischetto per l’ultimo rigore della serie Faruk Hadzibegic, uno dei giocatori più esperti. E pensare che lui non voleva nemmeno tirarlo, ma essendo uno dei veterani si era assunto la responsabilità; Osim aveva detto ai giocatori di scegliere tra di loro e non aveva voluto assistere alla serie, scendendo negli spogliatoi. In un clima surreale Hadzibegic calciò il suo rigore ma Goygochea intuì l’angolo, parò e portò l’Argentina in semifinale. Quel rigore fu l’ultimo atto della storia calcistica della gloriosa Jugoslavia ai mondiali, annunciando di lì a poco tempo lo scoppio del conflitto dei balcani. Antiche leggende sostengono che quel rigore, raccontato anche in numerose pubblicazioni, segnò un crocevia importante e che se Hadzibegic avesse segnato e la JUgoslavia fosse arrivata fino in fondo, il rinnovato spirito nazionale che si stava manifestando nelle strade per celebrare i successi della squadra, forse avrebbe evitato la guerra ed oggi avremmo avuto un’altra storia.
La scheda che segue è dedicata a quei fatti e a quell’incredibile squadra che appena un anno dopo ebbe il suo canto del cigno con la vittoria della Stella Rossa nella Coppa dei Campioni…e ancora una volta a dare l’addio ad una generazione di talenti irrepetibile fu l’Italia allo stadio San Nicola di Bari.

6.12.2022 ore 20,00

Complesso Sportivo di San Nicolò, Spoleto.

Formazioni:

1. W. Argentina
Alessandro, Ignazio, Simone, Pietro, Andrea D.

2.L. Jugoslavia
Riccardo, Gianluca, Federico, Andrea A., Marco.

Note: credo che miglior modo per annunciare l’ultima partita della stagione non ci sia stato che disputando una gara combattuta, equilibrata e segnata dalla presenza in campo di 10 atletici, circostanza quest’ultima che non accadeva da molto tempo e che indubbiamente regala in questi casi un sapore diverso all’incontro. Dinanzi alle tante occasioni da ambedue le parti, difficile individuare il fattore che ha determinato la vittoria dell’Argentina. A scanso di equivoci posso comunque affermare che essa è stata assolutamente meritata, in virtù di una maggiore concretezza sotto porta ed un dinamismo che ha messo in serie difficoltà gli avversari. Ciò malgrado i giocatori jugoslavi non sono mai usciti dalla partita, ribattendo colpo sul colpo e forse ad indirizzare l’ago della bilancia in favore dell’Albicelste, ha probabilmente contributo anche un fattore imponderabile costituito da una serie di situazioni favorevoli. Comunque sia, l’antipasto per le portate più prelibate che verranno servite all’All Star Game invernale è stato servito, ora dobbiamo attendere solo con ansia e trepidazione di gustarci il resto.

MVP. Pietro. Due gol, altrettanti assist ed una presenza costante nella parte avanzata del campo a mettere pressione nella difesa avversaria. Oltre a questo, una grande mobilità su tutte le zone del rettangolo verde, unita a precisione e continuità nella manovra di gioco, il futuro dell’ Atletico Martedì è già in mezzo a noi.

Terzo tempo: Mr Hyde Pub, Spoleto.

Estremo rigoreultima modifica: 2022-12-10T10:04:25+01:00da atleticomartedi
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