Message in a bottle ” La Coppa degli Italiani”

L’Italia è un Paese in cui la passione per il calcio è presente ovunque. Si respira calcio, si parla di calcio e si gioca a calcio in ogni angolo, in ogni contesto. Il gioco del pallone arruola tra i suoi interlocutori persone di ogni estrazione sociale, età e provenienza. Ho conosciuto appassionati che si sono spinti quasi all’estremo della loro “follia”, acquisendo dati e statistiche che farebbero impallidire molti ricercatori dei migliori centri universitari. Eppure, nonostante tutto ciò, il calcio italiano, il nostro calcio, ha perso pian piano prestigio, retrocedendo da campionato più bello del mondo e lasciando il passo alle ricche Liga e Premier League.

Ma è proprio così, è quindi una questione solamente di soldi?

Scrivo questo modestissimo articolo perchè io credo, e come me molti altri, che non sia solo per questo.

Certamente l’Eldorado vissuto alla fine degli anni 90 e primi anni 2000, quando un De La Pena o un Mendieta arrivavano a Roma per montagne di miliardi o un Wampeta veniva acquistato dall’Inter con lo stesso valore di Pelè, hanno contribuito a disgregare le nostre certezze. Il fascino suadente delle 7 sorelle che si contendevano la serie A a colpi di mercato, ha illuso, disilluso e lasciato le rovine, ma no, il Paese 4 volte campione del Mondo avrebbe dovuto risorgere e trovare nuovi input nuove risorse,,,,,e invece non lo ha fatto.

La mia idea, non certo per risollevare il calcio italiano, non sono un megalomane, non ho bacchetta magica nè queste pretese, nasce da due considerazioni esternate dagli allenatori Josè Mourinho e Maurizio Sarri.

Il portoghese, ai tempi del suo periodo d’oro interista, ebbe a dire che ciò che mancava al calcio italiano era semplicemente un po’ di appeal.

L’allora allenatore del Napoli, parlando del Coppa Italia, la definì come un torneo non alla pari.

Credo che entrambi avessero ragione.

Mi spiego meglio. Al netto delle condizioni economiche e organizzative perchè seguire gli altri modelli per risollevare l’italico pallone, quando tutto ciò che dobbiamo fare è solo proporre una nuova versione di ciò che abbiamo?

Tra le manifestazioni calcistiche italiane più importanti, per ragioni logistiche e non solo, indubbiamente la Coppa Italia è il torneo più modellabile, ma anche il più decaduto, trascurato e poco sfruttato.

A mio modesto avviso, poche ma significative modifiche, potrebbero renderlo un prodotto più attraente e più”spendibile” anche per chi ci guarda dall’estero, facendo leva sulla tradizione e passione, che l’abbiamo detto, in Italia non manca.

Lo scrivo qui, come se infilassi un messaggio in una bottiglia da lanciare nel mare, con la cortese richiesta da parte vostra di farlo girare verso altri lidi. Qui perchè non ho nessun incarico per poterlo fare in altre sedi, qui perchè ho scoperto come sia praticamente impossibile far pervenire a “chi di dovere” , come si diceva una volta, un’idea, il calcio è divenuto infinita burocrazia.

Mi concedo però questo ardire, perchè credo di averne diritto come appassionato.

Imiterei anzitutto la struttura del torneo di calcio più bello del Mondo, la FA CUP. MI spingerei dunque a far concorrere in un’unica manifestazione, tutte, ma proprio tutte le squadre del calcio italiano, fino alla 3 categoria dilettantistica, anzi includerei anche le migliori squadre amatoriali, qualificatesi in una sorta di torneo di qualificazione.

Sorteggio integrale senza teste di serie; tuttavia prevederei l’ingresso dei clubs di serie A in seconda battuta, ma non troppo tardi, al 2^ o al massimo al 3^ turno.

Introdurrei come regola fondamentale (tornando al pensiero di Sarri) il vantaggio del campo amico per la squadra di minore livello tecnico (serie di categoria) ed in caso di scontro tra squadre di pari livello agevolerei la migliore classificata nel campionato precedente di appartenenza.

E poi ancora…ovviamente gara secca. Over time e rigori se c’è ne è bisogno.

Amo il calcio nella sua tradizione e sono restio alle mode prestate da altri sport ma una final four, tutta da svolgere in pochi giorni, in una città variabile di anno in anno, a mio avviso arricchirebbero l’entusiasmo, sviluppando una grande potenza mediatica.

Ma guarderei anche al marketing e penserei ad una divisa ad hoc per la manifestazione da parte di tutte le squadre professionistiche ed una grande organizzazione per raccontare di volta in volta la storia delle piccole e grandi squadre che si affrontano. Una sorta di rotocalco itinerante, ciò che in pratica avviene per il ciclismo con il Giro d’Italia.

Tutto naturalmente dovrà essere regolamentato e studiato, ma le potenzialità di un torneo che coinvolga la gente e possa regalare sorprese ogni anno, proprio perchè concepito per crearne, come la FA CUP, troverebbero da sole il loro naturale svolgimento.

Da ultimo, non me ne voglia nessuno, ma il nome Coppa Italia, anche se il più indicato probabilmente, evoca di più un gelato  che una manifestazione ricca di fascino e solennità. Nel mondo degli sponsor, una denominazione che contempli passione ed interesse credo si potrebbe facilmente trovare.

Certo, premi come un posto di diritto in Champions League o in Europa League, debitamente remunerati, potrebbero aiutare, ma da nostalgico e sognatore, sarebbe bello che la vittoria di un trofeo così già dovrebbe valere molto di più.

Ecco allora, ho lanciato la bottiglia nel mare ed il mio messaggio spero si infranga con essa in qualche riva appassionata e lungimirante.

 

 

Message in a bottle ” La Coppa degli Italiani”ultima modifica: 2019-11-25T16:11:12+01:00da atleticomartedi
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