Il Piede di Dio

Se ci pensate è davvero strano che uno con il più grande tocco al pallone che si sia mai visto nella storia del calcio, venga ricordato per un gol di mano. La cosa è ancora più assurda se si considera che dopo quel famoso gol “irregolare” all’Inghilterra, Diego Armando Maradona realizzò il cosiddetto gol del secolo, quella che per molti è la più bella rete della storia del calcio.
Vi devo dire la verità, quando ho sentito la notizia della scomparsa del pibe de oro, ho provato una sensazione strana. Si perchè, diciamocela tutta, Maradona aveva “scherzato” con la signora con la falce già diverse volte ed in fondo il suo status si addice più a leggenda che a una persona reale, ma qualcosa, nonostante tutto oggi sembra che ci manchi.
La risposta a questa sensazione di vuoto e di smarrimento credo che vada ricercata nel fatto che Maradona non è stato semplicemente il più grande calciatore della storia del calcio, ma un pezzo del gioco del calcio.
La carriera, le prodezze ed il personaggio Maradona hanno rappresentato un anno zero. Non è esistito e forse non esisterà più un giocatore come lui, legato a questo sport, suo malgrado, dal suo naturale ed immenso talento.
Nella sua vita ha fatto di tutto per non essere quello che era, ovvero semplicemente il più grande, ha maltrattato il suo corpo e la sua mente, non si è mai piegato alle rivoluzioni tattiche, non ha conosciuto le sedute di allenamento, ma il demone che si era impossessato di lui lo costringeva ad essere comunque il migliore quando scendeva in campo.
Unendo il sacro con il profano, Maradona ricorda quei profeti inviati sulla Terra per indicarci la strada, ebbene lui forse è stato uno di questi, indicando una strada nel calcio e tutti, ma proprio tutti coloro che gravitano intorno a questo sport, gli devono molto.
Io non credo che questo sia l’unico motivo per cui fosse molto amato. Ho sentito persone rimanere perplessi dinanzi alla grande e forse inaspettata reazione di commozione che il mondo ha avuto, quasi fosse scosso.
Ma come si possono criticare le emozioni spontanee?
La verità è forse che il Dio del Calcio era qualcosa di più.
Perchè quello che nel 1984 era già il più grande calciatore del mondo scelse il Napoli?
Beh la risposta è un po’ l’emblema della sua vita, si perchè in fondo, come tutti dicono, era una persona umile, una brava persona, uno di quelli che gioiva perchè gli ultimi potessero arrivare in cielo.
E’ per questo, per la sua umiltà, che i più grandi nel mondo del calcio ne hanno parlato con le lacrime agli occhi.
In questa miriade di voci e di manifestazioni mi hanno colpito due episodi su tutti che forse ci danno una minima idea di ciò che è stato il pibe de oro.
Jose Mourinho, lo special one, ha dichiarato in un’intervista che nel periodo più vincente della sua carriera quando tutti lo cercavano dopo una vittoria, Maradona lo contattava invece solo dopo le sconfitte per ricordargli di non abbattersi mai e credere nelle sue qualità. Forse perchè conosceva quella sensazione di sconfitta e di precarietà dalla quale era emerso.
E poi c’è un’immagine, che ho avuto la fortuna di vedere in diretta. Tri Nations di Rugby. All Blacks – Argentina. Il Capitano della Nuova Zelanda prima della Haka, si allontana dal gruppo e si dirige verso gli avversari, li guarda negli occhi e depone per terra una maglia degli All Blacks con il n.10 ed il nome di Maradona.
I Pumas lo guardano, il codice della palla ovale impone che non si possono lasciare andare a gesti particolari ma esprimono con gli occhi la loro gratitudine. In Nuova Zelanda non ne sanno nulla del calcio, ma quello è un gesto enorme di rispetto dinanzi ad un popolo che ha perso qualcosa di più che un calciatore.
Ecco come mi sento in fondo, come quel capitano degli All Blacks che riconosce che qualcuno ha subito una ferita profonda, non facile da ricucire. Quel qualcuno è il mondo del calcio.
Tralasciando le ragioni tecniche perchè Diego Armando Maradona è stato il più grande di sempre, perchè non le potrei spiegare, chi ama il calcio non le vede ma le percepisce, posso però descrivere il mio ricordo più bello.
Avevo 12 anni e in quel periodo la mia passione per il calcio era quello di un ragazzino come tanti che tirava calci ad una palla con gli amici e collezionava figurine. Guardavo in tv la Coppa del Mondo del 1986 in Messico e mi piaceva il modo in cui giocava l’Argentina, sembrava una squadra molto unita. Durante quell’Inghilterra – Argentina non capii l’importanza di quel primo gol di mano ed anzi mi dava un po’ fastidio, speravo tanto che alla fine quella rete non risultasse decisiva, non mi sembrava giusto. Per fortuna ci pensò ancora Lui. Nel momento in cui Maradona effettua una piroetta che gli fa smarcare il primo giocatore inglese io credo che lui sappia già di segnare. La serpentina che segue è un misto di classe e talento, ma anche di ferocia e potenza, fino a quell’ultimo istante quando il pibe de oro entra in area di rigore ….e mentre tutti avrebbero calciato, lui invece scarta anche l’estremo difensore e segna.
Mi rimetto alle parole del telecronista argentino che mentre la palla rotola in rete grida tre volte genio.
Maradona è stato un genio del calcio, nel senso più intimo del termine, un precursore, un visioanrio, un malinconico sognatore e con chi con spocchia vi dirà che il calcio è uno sport per bifolchi, ignoranti, rissaioli e persone volgari, incazzetevi e battetevi per il grande fascino ed i grandi valori che ci sono in questo sport e raccontategli, con altrettanta vanità, che voi AVETE VISTO MARADONA.
Grazie per quello che hai fatto per il gioco del calcio.
Addio n.10.

Il Piede di Dioultima modifica: 2020-11-28T23:07:54+01:00da atleticomartedi
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