Il calcio è il Massimo

Mercoledì mattina ci riflettevo e ho realizzato come la partita disputata la sera prima ha rappresentato una tipica gara da Atletico Martedì. Vecchi amici, nuove leve e alcuni ritorni della vecchia guardia. In più una location che ricorda molto il Fratta Stadium, anche questa isolata, anche questa poco frequentata, ma con un suo perchè, proprio come la nostra squadra.
Molto spesso quando incontro qualcuno che non vedo da molto tempo, iniziando a dialogare del più e del meno, è inevitabile che io finisca a parlare dell’Atletico Martedì e allora la domanda del mio interlocutore è quasi automatica..” ma ancora giochi?”. Non ho mai capito se in quella domanda incredula ci sia più invidia o derisione. Sei un grande o uno che non vuole mai crescere? Detto tra noi a me interessa poco, continuo a giocare nell’Atletico Martedì perchè mi piace e mi diverto, non perchè voglio trasmettere o nascondere qualcosa.
L’occasione di questa bellissima partita disputata nel suggestivo scenario di Fiorenzuola, mi dà l’occasione per raccontare qualcosa di molto personale che si intreccia tuttavia non solo con la mia passione per il calcio, ma anche con la storia della nostra squadra.
Ho conosciuto Massimo il primo giorno di scuola e siamo stati compagni di classe per 8 anni. Entrambi nati di gennaio, entrambi appassionati di calcio, entrambi tifosi dell’Inter. Massimo era molto più uomo di me, io a 12-13 anni ero ancora un bambino, lui fisicamente era molto più strutturato di me, giocava a calcio da molti anni ed era veramente bravo, un centrocampista di grande eleganza e dai piedi buoni. In fondo eravamo dei buoni amici, dico così perchè eravamo diversi ma lui, dietro quel suo aspetto da finto bullo, era un bravo ragazzo. Eravamo amici forse per lo stesso principio per cui le donne adorano i tipi complicati. Tutti siamo attirati da quello che non abbiamo, sono sicuro che lui apprezzava di me alcune doti che riteneva di non possedere ed io pensavo esattamente la stessa cosa. Insieme ad altri ragazzini organizzavamo delle partite fra tifosi dell’Inter contro tifosi della Juventus, tutti rigorosamente con le maglie del cuore. Ho un ricordo bellissimo di quel periodo che non è tornato mai più. L’ultima volta che io e Massimo ci siamo incontrati lui militava in una squadra amatoriale, entrando dalla panchina si è girato verso di me dicendomi…” vedi ho il 14, come Johann”. Massimo se ne è andato alcuni giorni dopo, all’improvviso; quell’episodio ha segnato la mia gioventù, mi sono sempre chiesto se sono stato un buon amico. Ogni tanto ci penso e quanto l’Inter vince la mia mente va inevitabilmente a lui e a quei ragazzini che indossavano le maglie dei propri idoli.
Molti anni dopo, quando ormai mi ero dedicato interamente al calcetto, ho incontrato Massimo. Lui era un amico di colei che poi sarebbe diventata mia moglie. All’inizio non è stato esattamente un idilio tra di noi, ma poi, proprio in mezzo al campo, è nata la nostra grande amicizia. Da lui ha avuto origine tutto questo, perchè lui ne è stato la scintilla e grazie a lui ho conosciuto delle persone che sono divenute poi fondamentali nella mia vita. Massimo tecnicamente parlando simboleggiava l’ineluttabilità del passaggio. Da qualsiasi parte del campo si trovasse, di una cosa potevi essere sicuro, come il giorno dopo la notte, che la palla giungeva perfetta tra i tuoi piedi. Quello che ha creato con la sua passione, la sua personalità e generosità, non potrà essere scalfito mai da nulla, nemmeno dagli eventi della vita. Spesso penso che in tutti questi anni abbiamo continuato a giocare anche per lui, ma in realtà la cosa più bella è che per noi, ritrovarci il martedì è divenuta una cosa naturale. Come in altre occasioni ho detto, dopo quelle partite molte cose sono successe ed io ho difficoltà a parlarne, ma quell’incipit, quell’impulso all’origine di tutto, a quasi 20 anni di distanza, è ancora tra di noi.
La scheda che segue è dedicata ad una delle partite più incredibili della storia dell’Atletico Martedì, giocata in una palestra, contro ucraini indiavolati guidati da un sacerdote. Una gara che molti di noi ancora ricordano, una partita al cui triplice fischio, dopo una furibonda battaglia, i nostri colori si coprirono di gloria.

Complesso sportivo di Fiorenzuola

25.5.2021 ore 19,15

1.W. Atletico Martedì
Simone, Pietro, Marco, Jacopo, Remigio

2.L. Ucraina
Federico, Gianluca, Luca, Claudio, Mirco

Note: due squadre zeppe di atletici e di amici. Un ritorno storico di uno dei fondatori dell’Atletico, una giovane promessa che raccoglie il testimone per le nuove generazioni. Come capite vi erano tutti i presupposti per assistere ad una grande partita ed oggi possiamo dire che le aspettative non sono state deluse. Tra le 4 partite finora disputate dopo la riapertura, la 4 giornata è stata sicuramente la più equilibrata e combattuta. L’Ucraina ha mantenuto di più il pallino del gioco, ha creato molto ma ha visto spegnere le proprie velleità contro i pali e contro la propria imprecisione. L’Atletico, come da tradizione non ha mollato nulla e si è mantenuto in vita grazie alla buonissima prova dei Collaretti, dell’onnipresente Marco e di Remigio, il Morten Olsen dei colori atletici. Nei momenti topici poi la differenza l’ha fatta Jacopo, sempre pronto a colpire e a sfruttare le debolezze avversarie. E’ finita come sempre tra vincitori da una parte e vinti dall’altra, ma il match, per i suoi mille significati, verrà ricordato negli anni.

MVP: Jacopo. Rombo di tuono è tornato. Amici e rivali, se dalle prime apparizioni pensavate che le cose potevano essere diverse, “lasciate ogni speranza voi che entrate”, dinanzi a folate devastanti, accellerazioni vertiginose e profondità verso la porta, non ce n’è per nessuno e l’Atletico Martedì vince e convince anche grazie al suo bomber.

Terzo tempo: non disputato

Il calcio è il Massimoultima modifica: 2021-05-28T00:09:39+02:00da atleticomartedi
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